Capita di rado leggere che il più importante fenomeno dell’Universo sia rappresentato dalla presenza del Dio vivente sulla terra, rivelato e incarnato in un uomo. Ancora più raramente si scopre qualcuno che ne sia consapevole quando un tale fenomeno si manifesta. Oggi questa rara capacità dell’intuito, per una serie di casuali coincidenze, è sul punto di essere condivisa da un cerchia sempre più vasta e incisiva di persone.
Tutto cominciò quando fu deciso di attuare la fase decisiva del Piano più ambizioso della storia: un Piano che è stato e potrà esser visto come una vendetta. Per raggiungere lo scopo si sarebbe dovuto usare un’arma impensabile, unica nel suo genere e per la quale al momento non si è saputo approntare alcuna difesa: – La Sindrome della centesima scimmia –.
Sembrerà azzardata e presuntuosa l’ipotesi che alcune delle profezie relative all’Apocalisse si riferiscano agli eventi descritti in questo libro. Vedremo che è merito del caso se tra i tanti messaggi profetici fu possibile trovare quelli che anticipavano questa storia straordinaria. Avendo modo di leggerla con attenzione e senza pregiudizi, converrete che, per quanto insolita, essa apparirà meravigliosa qualora la si possa scoprire reale. Realizzare che il racconto è veritiero porterà anche a credere che, alle soglie del Duemila, sia giunto per un uomo il momento di donare il suo corpo, la mente e le sue opere a quello Spirito che eternamente pervade ogni dimensione. Questo dono renderà le altre menti consapevoli della loro eterna esistenza. Grazie a l’esperienza vissuta e alla conoscenza acquisita dal protagonista, si può dire che analogo destino sarà patrimonio di ogni altro essere; lo stesso Evento accadrà a ognuno di voi. Di questo siatene certi, prima o poi, tutti giungerete a essere il Dio vivente, presente e rivelato. È questa, una affermazione insolita ma in qualche modo accettabile dalla mente; svelare ora, che da sempre si è ciò che È, è indubbiamente più ostico e vi priverebbe della gioia di proseguire nel racconto poiché renderebbe superflua ogni altra parola.
Comunque, è bene ricordare che la via da seguire, per interpretare un ruolo che trascenda l’effimero, è costruita su una somma di esperienze, tra queste, la scelta di contribuire consapevolmente alla realizzazione del Disegno Intelligente. Un tale impegno può spingersi fino all’estremo sacrificio o limitarsi a un tiepido appoggio e i costruttori illuminati sanno che l’opera di porre le fondamenta del Regno, erigerne le mura o proclamare il suo avvento, assume la stessa importanza.
Va chiarito, a scanso di equivoci, che il termine meritocrazia non trova posto nel vocabolario del protagonista; con ciò si intende dire che la gloria, derivante da una somma di qualità eccelse, non dipende dal grado di dedizione al Progetto ma semplicemente dalla consapevolezza di operare accanto al suo Architetto per realizzarlo. Percorsa ogni possibile via, si realizza infine di essere quel Dio vivente ed eterno, ciò non avviene certamente grazie a un’elezione, poiché la Verità, e questo dispiacerà a molti, non è affatto “democratica”.
La storia insegna, che dalla notte dei tempi, chi è stato cosciente di incarnarla non si è presentato in veste di candidato, ma ha scelto di sostenerla davanti a tutti con infinita saggezza. In seguito a ciò, il posto che si occupa viene gradualmente riconosciuto da altri grazie agli occhi dell’anima risanati.
Toccherà anche a voi, come Figli di Dio, ridare la vista ai ciechi e tutto ciò che farete nel vostro giorno sarà esente da colpa; poiché non esiste galassia, filo d’erba né parola al di fuori di un inimmaginabile Dio.
Al suo interno troviamo ogni cosa immaginabile ma anche il suo opposto.
Tra gli autori di questo libro, uno ammette spudoratamente che non solo scrive come un uomo illetterato ma, in certi passaggi, usa la penna in modo da far credere di ritenersi nientemeno che l’Anticristo, quel nefasto personaggio di cui parlano tante profezie.
Ultimamente, rileggendo questo racconto, nel quale sono necessariamente inserite le tradizioni, le leggende e i molti messaggi profetici che trattano quella figura in modo inconsueto, si nota che da tutta l’opera sembra celarsi la sua consapevolezza di rivestire un tale ruolo, trascendente per pochi chiaroveggenti, ma delirante per “saggi” e “sapienti”.
Chi, terminata la lettura di questo racconto incredibile ma vero, saprà apprezzare quella visione, scoprirà un pensiero libero da ogni condizionamento a patto di riconoscere che il possesso della Verità, della risposta a ogni perché, non è prerogativa della maggioranza in quanto tale. È evidente che ogni nuovo modo di concepire la realtà si manifesta dapprima nel singolo; solo in seguito, e a patto che la sua concezione risulti “vantaggiosa” per le altre creature, viene condiviso dalle masse.
C’è da premettere cosa è legittimo aspettarsi da voi; la volontà di rivestire i panni di quella inquietante figura, catalizzatrice di timori, speranze e fedi, non deve essere ostacolata, ma al contrario, dopo un’attenta analisi dello scritto, venga vista per quello che è: la tessera centrale di un mosaico che si sta formando grazie a delle strane coincidenze, a dei fenomeni sincronici che paiono esser stati previsti da secoli.
Oltre a questo, si dovrà decidere che dal Progetto-Erieder e tutto ciò che esso comporta, non si tragga in futuro alcun utile, poiché in quel caso, e solo per tale motivo, l’amore per l’Opera perderebbe quella caratteristica che più di ogni altra dovrà contraddistinguerla: la purezza.
Forse, e questo dipenderà proprio da chi si avventura in queste pagine per molti aspetti terribili e trascendenti, le forme che il protagonista assume, un domani molto prossimo rappresenteranno la Forma dell’Uomo Dio.
Per molti questa è con tutta probabilità un’eresia, ma chi è segnato sul Libro della Vita, concedete tale forma poetica per indicare chi si volge con amore verso gli altri, sa per certo che la vera eresia è piuttosto quella di ritenere che il Padre si mostri impotente a innalzare suo figlio fino a sé. Come uomo dunque, si può essere ingenuo, ostinato, ansioso, timoroso e debole .., come Figlio di Dio… gli si accredita una eterna e inestinguibile volontà di donare la sua energia. Queste enfatiche parole vanno interpretate per ciò che sono: l’anelito interiore di assecondare l’ideale figura di un Padre che, in quanto tale, richiede e concede appunto solo atti d’Amore.
Senza tema di smentite si può dire che, da ogni Forma assunta e incarnata, si irradierà via via più evidente l’immane volontà di rendere manifesto ciò che esse “sentono di volere” in questo Eone: il compimento dell’Apocalisse e l’avvento della nuova Era.
Allora ogni forma emanerà ciò che ha di più glorioso e sublime affinché tutti possano raggiungere i più lontani Universi, quel Punto indefinibile posto al di là della nostra pur grande galassia per contemplare ogni suo stupefacente aspetto in eterno.
Teniamo presente che per raggiungere la cima della scala si deve gradualmente superare tutti i gradini e il protagonista, in questi ultimi giorni, non vuole rappresentare altro che un semplice gradino.
« Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. » (Giovanni: 14/6)
Ora è necessario giustificare questo modo intollerabile di rivolgersi a voi. Apparire come un pazzo presuntuoso potrà in seguito far riflettere sul bagaglio di orgoglio e pregiudizi che frena il cammino evolutivo di ogni essere, infatti, se fosse indicata quale meta ultima un punto solo intuito, si verrebbe visti con minor sufficienza, ma la provocazione è inferta col proposito di recidere i lacci che reggono gli impulsi meno nobili e che rappresentano un fardello per ogni essere umano.
È stato scritto da secoli che l’Anticristo avrebbe stupito le genti parlando degli accadimenti futuri; bene, tra questi fogli troverete molti indizi che paiono confermare l’esattezza della previsione. È certo comunque che, non essendoci peggior sordo di chi non vuol sentire, è perfettamente inutile che si ripeta per loro quello che da secoli i veggenti vanno dicendo:
«E i sopravvissuti, spaventati dalla punizione degli altri, riconoscendovi il dito di Dio, vivranno un’era di pace.»
L’Era cui si fa cenno e della quale in queste pagine si parlerà più diffusamente, è alle porte. È il periodo durante il quale, a differenza delle epoche passate, gli individui con la consapevolezza di un Dio non si troveranno più soli, poiché ci sarà una crescita esponenziale e improvvisa del fenomeno che è stato ritenuto saggiamente il più importante tra quelli noti; essi non saranno più umiliati né crocifissi ma verranno accettati da tutti e amati come fratelli maggiori. In quei giorni, coloro che avanzeranno incerti e incapaci di scorgere il divino in se stessi, lo scopriranno in quegli esseri e ne saranno beati.
In queste pagine, si raccontano brevemente le singolari situazioni vissute da uno di questi individui, in esse è racchiusa un’esperienza reale e, se saprete cogliere gli aspetti straordinari di questa storia, la realtà non avrà più segreti nemmeno per voi. Scoprirete che gli eventi e le tante strane coincidenze sono state effettivamente vissute da tutti i protagonisti nel modo descritto. Vi si augura di saper apprezzare l’impegno a dare una corretta esposizione cronologica dei fatti al fine di rendere dubbia ogni altra possibile interpretazione. Vedrete adottare ogni accorgimento perché pure voi possiate iniziare a vivere, assieme a questo imperscrutabile Spirito disceso nella materia, una straordinaria esperienza. Questo col solo proposito di aumentare la consapevolezza di quanto in realtà sia semplice, per chiunque, avvicinarsi all’inimmaginabile che qualcuno chiama Dio.
Per l’ateo, questo termine altisonante potrà esser causa di fastidio e allora va invitato a leggere ogni definizione deputata a ricordare quella Entità soprannaturale, come sinonimo di energia o d’una forza non ancora individuata che pervade la materia da sempre. Un’energia che, per caso, determina ogni mutamento di questo universo e quindi, inevitabilmente, anche il cambiamento del suo pensiero. Questa avventura, per molti lati unica nella sua sconvolgente drammaticità, agli occhi del protagonista, in rare occasioni si rivelò estatica. Proprio quei pochi ma indimenticabili istanti sono stati la ragione prima e unica dell’inizio della sua lotta. Grazie a quegli attimi d’amore, al tramonto d’un giorno posto alla fine di un Millennio, egli si vede come il figlio guerriero di un Dio che immagina libero di generarlo a sua somiglianza.
A chi vuole conoscere alcune straordinarie ipotesi su quel sanguinario guerriero, annunciato da tanti profeti, si consiglia questo libro che rappresenta una guerra e ogni suo foglio una battaglia. Il racconto si rivelerà travolgente come solo la guerra di un Dio può esserlo.
Ora, a chi si arma di pazienza e in queste pagine vorrà entrare con determinazione, viene promessa la vittoria, la vittoria su quel nemico da sempre più abile e astuto: il dubbio!
«A quanti però lo hanno accolto, ha dato il potere di diventare Figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.»(Giovanni: 1/12. 13)
Va rivolto un pensiero di riconoscenza alla solitudine, il merito fu soprattutto suo se la lotta durò fino alla fine; un grazie per avergli permesso di portare a termine questo racconto poiché, pur capace di farlo impazzire per lo sconforto mille e mille volte e altrettante di farlo piegare, non lo ha voluto spezzare perché più forte poteva diventare. Si valutino attentamente le peculiarità che contraddistinguono quest’Opera, apparirà probabile che proprio ad essa si riferisse un veggente del secolo passato quando vergò queste parole:
«Che non potrà mai più esser scritto un Libro che possa somigliare a quello»
Il 16. 8. 1996, molte altre pagine si erano aggiunte al precedente racconto. Esso poteva risultare tanto incredibile a un futuro lettore quanto veritiero per coloro che ebbero la ventura di assistere in prima persona ai fatti riportati in questi fogli.
Il giorno seguente lo scritto fu prestato, senza precisare chi ne fosse l’autore, a una ragazza che frequentava abitualmente l’Hemingway. In quel bar spesso si recava, dopo aver trascorso la notte sotto un ponte o in qualche casa diroccata, anche un individuo molto strano. Era un tipo sulla cinquantina che ne dimostrava trenta, tra le sue stranezze spiccava quella di farsi passare per l’autore del Terzo Testamento. Si capiva dal suo incedere che doveva aver praticato un genere di sport duro e impegnativo. Sempre con lo sguardo fisso davanti a sé come se la sua via fosse quella e senza alcuna alternativa.
Un breve saluto e iniziò a spiegarle che voleva ricevere un giudizio soprattutto sul capitolo che secondo lui appariva il più coinvolgente sotto l’aspetto sentimentale: – La Vergine Nera –.
Disse che doveva scoprire le possibili reazioni degli eventuali lettori e, in seguito, riflettere sugli sviluppi che certe verità celate in ogni pagina avrebbero giocoforza innescato nei più sensibili. Lei, sentita la richiesta, prese il volume e andò a sedersi in disparte.
Non aveva fretta, per cui si accomodò ordinando un caffè senza cessare di osservarla: si era immersa nella lettura e non distoglieva lo sguardo dallo scritto nemmeno per rispondere a chi, di tanto in tanto, le rivolgeva la parola.
Finì di leggere, richiuse lentamente il libro e sorrise; poi, lo posò sul tavolo e gli riferì le sue impressioni.
«A esser sincera, sono rimasta fortemente colpita dal personaggio maschile, contrariamente agli altri, ha saputo togliere quella ragazza dal fango e ne ha rivelato l’insospettabile purezza. La plasmò per ottenere una figura che potesse rivelarsi utile al suo scopo ma non capisco quale possa essere questo scopo.
Mi ha incuriosita il fatto che abbia previsto alcune particolari circostanze occorse alla ragazza e anche la sua drammatica morte. L’autore, che è pure il protagonista di questa incredibile storia, riporta qua e là delle previsioni vecchie di secoli, sembrano riguardare le nostre esistenze e questo sinceramente mi turba. Non mi sono mai interessata a queste cose anche se al bar ne sento parlare spesso; ma forse fu proprio questo – riprese pensierosa dopo qualche istante – lei, prima di ogni altro, può aver scoperto che quanto le accadeva era tutto inspiegabilmente vero e ciò la portò sia ad amare l’uomo, se a questo punto di un uomo si tratta, sia ad aspettare il suo Franz in quella squallida topaia; ben sapendo che la sua dedizione l’avrebbe spinta fino all’estremo sacrificio.»
L’uomo pensò di intervenire con ironia e le fece notare che, oltre alla figura femminile, stava osannando nientemeno che il personaggio posto a rappresentare il Figlio del Maligno. La ragazza a sua volta rise divertita, riconsegnò il libro e, senza aggiungere altro, si allontanò.
Forse l’obiettivo di questo sforzo letterario è proprio questo, farvi avvicinare per un istante al diabolico 666. In queste pagine egli viene presentato, concordemente a quanto affermano i profeti, proprio come una figura in possesso di poteri sovrumani. Quale sarà dunque lo scopo? Varrà la pena tentare di scoprirlo? Sarà utile approfondire se ciò che scrisse nella sua opera – Sciviat – santa Ildegarda, fondatrice nel XII° secolo del monastero di Bingen in Germania, coincide con gli eventi attuali? Si sarà trattato di una semplice coincidenza o ci troviamo davanti a qualcosa di talmente straordinario che, se reale, si rivela meraviglioso?
« Quando sul trono di Pietro siederà un Papa che assumerà i nomi di due apostoli di Gesù, l’Anticristo scenderà tra gli uomini. L’Anticristo sarà l’angelo della ribellione e farà piovere dal cielo scintille di fuoco. » (S. Ildegarda)
Pochi giorni dopo in Ponterosso, un anonimo passante si fermò a salutare la sorella e la madre di Laura, quella ragazza che per caso divenne la splendida protagonista di una parte del racconto; quel capitolo tanto sofferto che qualcuno suggerì di titolare – La Vergine Nera – al fine di sottolinearne l’importanza. Furono scambiate solo poche parole, ma poi, sul punto di andarsene, l’uomo sentì imperioso il desiderio di far conoscere il pensiero di Laura, di far sapere che lei, prima fra tutti, aveva avuto fede nelle parole semplici con cui le veniva svelato quanto straordinarie fossero le sue infinite possibilità.
Egli si girò verso la ragazza.
«Credimi se ti dico che tua sorella non è morta veramente e credi pure che lei lo sapeva, lei aveva intuito di essere eterna, che solo la sua forma sarebbe sfuggita al vostro sguardo. Il suo animo, negli ultimi giorni della sua breve vita, aveva scelto di restare in quello squallido mondo preparatole al terzo piano di un sordido caseggiato, non certo per gioire, ma per lottare e soffrire fino alla fine.
Solo in seguito a sacrifici estremi lo Spirito ci indica la via per varcare la Soglia e giungere al Giardino che ospita i giochi da cui eternamente si trae diletto. Lei poteva mostrare una via che pochi intraprendono, quella della rinuncia alla propria felicità, ma non solo; per vincere in quel gioco non avrebbe esitato a puntare la sua stessa vita. Solo così il suo animo poteva ottenere ciò di cui sentiva il disperato bisogno, un elemento ancora più necessario dell’aria che respirava: l’amore. La sua lotta, come la mia –aggiunse come se parlasse a se stesso – alla fine è divenuta un gioco: il Lyla divino (con questo termine, in sanscrito, si indica l’attività di un Dio quando questa appare come un gioco trascendente) il Lyla eterno e immutabile. Forse questo tu non puoi capirlo e le mie parole ti sembreranno quelle di un uomo impazzito per il dolore ma, di un’altra cosa ancora aveva certezza, credimi, era convinta di aver trovato chi potesse indicare agli altri la via più adatta per ciascuno.»
Alla fine aveva usato un tono un po’ brusco e, sinceramente, si aspettava che lei annuisse con commiserazione. Al contrario, la ragazza si espresse con disarmante semplicità:
«Ci credo, Laura era una ragazza a volte impossibile ma di una sensibilità veramente eccezionale.»
La sua risposta e il suo modo di fare lo lasciarono perplesso, non sembrava essersi affatto stupita udendo quelle insolite parole. Poi continuò con dolcezza: «Pensa che strano, non mi è mai accaduto di sognarla, giovedì ho portato dei fiori sulla sua tomba e quella stessa notte m’è capitato di vederla; ma non è stato un sogno normale sai, è stato diverso.
Lei era vestita di bianco, si avvicinava alla porta della mia camera e sorrideva; capivo dal suo sguardo che mi voleva rassicurare, comunicava intensamente con me in un modo straordinario e senza servirsi delle parole. Poi, lentamente, continuando a sorridermi, Laura è venuta fino ai piedi del mio letto. Sembrava fatta di beatitudine… scusami… non riesco a spiegarmi meglio, credo non esistano neppure le parole per farlo, mi ha dato una pace e una gioia straordinarie, che sono durate dopo il mio risveglio per tutta la giornata seguente.»
«Quando incontrerete le ombre dei trapassati che testimonieranno la resurrezione dei morti, vedrete apparire l’Anticristo.»
Celò rapido un sorriso, gli altri dovevano vedere sul volto solo la sofferenza per la scomparsa della sua Consolatrice.
Mentre s’allontanava lentamente, ripensò al significato di alcune parole del – Cantico del Principe Nero – scritto nel XV° secolo e letto, guarda caso, proprio la sera prima:
«Quando incontrerete le ombre dei trapassati… vedrete apparire l’Anticristo.»
Trascorsero 24 anni e una nuova testimonianza fu data con ironia da Claudio alla protagonista del decimo capitolo. Durante le festività del Natale, Giorgio informò Daniela della sua “morte”. Il giorno della tumulazione, di primo mattino, lei lo rivide in uno strano sogno. Si trovava in un ambiente illuminato da una tenue luce diffusa della quale non intuiva la fonte. Ripensava alle parole di Tarzan. “Il tipo che abita al 13 e anche Panocia han detto che Claudio è morto”. Si girò di scatto perché la voce pacata di Claudio interferì col suo sgomento; davanti a lei, lui sorrideva agitando le braccia, come era solito fare, dicendole: “Ma no! Era uno scherzo, solo uno scherzo“.
La monotona cadenza dei passi senza una meta serviva a rimuovere il dolore che gli lacerava la mente. Ora poteva rivolgere a Laura un muto ringraziamento. Le loro anime immortali capivano quanto fosse importante il suo gesto: quella notte era tornata a testimoniare la sua presenza ed essergli così testimone affinché potesse affermarlo in questi fogli.
Nel mese di febbraio del 1996, Laura, o forse solo il ricordo che aveva lasciato di sé, tornò da un’altra dimensione per comunicare con una giovane; Raffaella, una povera sventurata con la quale aveva condiviso, circa un anno prima, la stanza di una misera pensione del centro.
Giliola, una delle tessere del mosaico che si sta formando, insignificante se presa singolarmente, ma con un ruolo altrettanto importante se inserita in questo contesto, il giorno che fu accompagnata a ritirare la sua valigia nella stessa locanda frequentata dalle due giovani, riferì al suo accompagnatore che proprio lì, Laura e Raffaella, si erano conosciute. Vide la Raffaella sbucare dal portone, sparire rapidamente dietro l’angolo del caseggiato e questo le rammentò quella circostanza.
Dopo pochi giorni lo strano individuo che aveva dato un passaggio a Giliola, la notò nuovamente in una via del centro a causa del suo modo sfacciatamente marcato di truccarsi che non poteva passare inosservato. Infine, poco tempo dopo, si imbatté in lei per la terza volta. Stava tornando a Borgo per una strada periferica poco frequentata e la vide mentre era in attesa dell’autobus. Forse c’era un motivo se quella giovane appariva così spesso, doveva capire quale. Fece una rapida inversione di marcia e si arrestò alla fermata.
«Scusi, mi sembra che lei sia stata un’amica di Laura o sbaglio?»
C’erano delle altre persone sul posto, e l’aver compiuto una manovra avventata e posto quella domanda a una ragazza con l’aspetto di una lucciola, lo fece senz’altro apparire simile agli individui che profittano delle creature più sventurate; ma doveva sapere se anche stavolta l’intuito lo aveva ben consigliato.
«Lei si riferisce a quella Laura che è morta?… Quella che…» «Sì!» – la interruppe – «Proprio lei». «Sto scrivendo un libro e un intero capitolo le è stato dedicato».
L’idea che quelle domande potessero apparire una scusa per avvicinarla lo metteva a disagio ma continuò.
«Desideravo sapere se ci fosse qualche particolare, qualcosa di lei che potesse tornarmi utile per descriverla meglio.»
«Siamo state assieme per un paio di mesi nella stessa stanza in una locanda in città, ma sinceramente non saprei cosa dirle, cosa possa interessarla. Non ci si frequentava, quindi non abbiamo avuto modo di conoscerci a fondo, lei è suo parente oppure un amico?»
«Diciamo che sono stato un suo grande amico; non le viene in mente nulla che possa aiutarmi? Qualcosa d’insolito che le sia capitato in quel periodo?»
Non fu la sua insistenza a turbarla ma il ricordo che quelle parole avevano improvvisamente fatto affiorare.
«Se a lei fosse capitato qualcosa non lo so, so solo che a me è successo un fatto che mi ha quasi sconvolta.»
Il tono della sua voce si abbassò e divenne quasi metallico: «Questo fatto riguarda anche lei?»
«Sì!… È stato un sogno, ho sognato che…» – Si arrestò titubante, e lui le rivolse uno sguardo di incoraggiamento. – «Ti dispiace parlarmene? Forse posso trovare degli elementi utili da inserire nel racconto.»
«No! No!… assolutamente!… Ma ora proprio non posso, sono assieme a una persona e devo recarmi in un posto, potremmo sentirci nel pomeriggio se vuole.»
«Puoi almeno accennarmi di che si tratta?»
La sua curiosità fu premiata poiché riprese: «Nel sogno ci trovavamo nell’atrio della locanda, lei mi indicava col dito uno a uno i quadri esposti, poi, con un gesto circolare della mano fece capire chiaramente che in quel posto tutto sarebbe cambiato. Ricordo che alla porta, prima che se ne andasse, le chiesi: “Ma non te dovessi esser morta?” E lei con un sorriso, dandomi una pacca sulla spalla, rispose: “Si! Si! Non preoccuparte, se vedemo presto”. Potrà immaginare come mi sia sentita udendo quelle parole, il giorno dopo sono stata addirittura da un prete per chiedergli se i defunti potevano condurci nell’oltretomba.»
L’uomo rimase impassibile per permetterle di continuare:
«Quello che mi ha colpito del sogno, è il fatto che pareva desiderare intensamente che dessi la massima importanza ai suoi avvertimenti. Aveva ragione! Ciò che mi disse in quella circostanza, è realmente accaduto! Mario, il titolare, credo sia tornato a Modena e tutti quei quadri sono stati tolti.»
Il suo interlocutore era rimasto soddisfatto da quanto sentito, aveva trovato la persona che poteva raccontare quella esperienza, poteva ringraziare il caso e la ragazza. La salutò con un cenno e si allontanò pensando che sarebbe riuscito a rendere quel capitolo ancora più interessante.
Il destino aveva posto sulla sua strada quella giovane, piena di contraddizioni, con uno scopo ben preciso, doveva innanzitutto prenderne atto e servirsi di quel suo inconsapevole contributo alla realizzazione del Piano. Avrebbe riportato le diverse occasioni in cui Laura mostrò l’innata capacità di sondare una diversa dimensione spazio temporale e avrebbe ricordato ai suoi lettori che altri individui, nel corso dei secoli, avevano posseduto quel dono. Si vedrà che questa scelta e le parole di Swedemborg, poste a chiusura dell’introduzione, faranno percepire ad alcuni una realtà insospettata verso la fine di questa singolare avventura. Alcuni mistici hanno scritto o tramandato oralmente, innumerevoli profezie; molte di queste sono senza dubbio incredibili, di altre la realizzazione pare improbabile, ma una delle ragioni che portò diversi veggenti a descrivere luoghi, circostanze e personaggi in modo irreale e attribuire a essi caratteristiche stupefacenti, fu il desiderio inconscio di raggiungere una maggior forza persuasiva, provocare turbamento negli uomini e facilitare così il compimento della loro profezia.
In questo testo, troverete dei vaticini che il buon senso fa ritenere credibili e auspicabili che, come delle perle di saggezza, sono stati infilati nella trama del racconto e posti, accanto agli eventi realmente accaduti, per poter essere comparati più agevolmente.
Ci si chiederà perché tanto impegno nel raccontare degli episodi insignificanti, delle coincidenze che paiono dire nulla. In realtà tutta questa storia è basata su fatti normali, su fortuite coincidenze che, suggerendo una verità inaspettata, permettono a chi la recepisce, di trascendere l’attuale concetto di realtà.
Il racconto, ha tra i suoi scopi quello di favorire la comprensione del balzo quantico, un fenomeno che, osserva Deepak Chopra in – Le coincidenze – a pagina 55, interessa il comportamento di un elettrone quando assorbe dell’energia e quando invece la cede: un cambiamento di stato che avviene senza passare per condizioni intermedie. Deepak scrive che le ultime ricerche nel campo della fisica ci presentano l’attraversamento di un’altra dimensione da parte di un elettrone e, lascia intendere, che il comportamento a livello subatomico di un singolo elettrone si può estendere a tutto ciò che percepiamo nella dimensione da noi conosciuta. Per riassumere il concetto, senza dover usare delle complicate e asettiche formule matematiche, si può dire che forse è imminente il balzo quantico nel Regno.
Ci si augura che la costanza profusa nel raccontare questa singolare vicenda sia stata sufficiente, perché in tal caso verrà raggiunto uno dei primi obiettivi: quello di farvi credere affinché condividiate la beatitudine di “chi crede senza aver veduto perché suo sarà il Regno”. Alla fine di questa incredibile avventura si potrà scoprire se l’intento che l’ha generata, rispecchia pienamente l’affermazione di Swedenborg:
«Dio diventa quale noi siamo, perché noi possiamo essere quale Egli è.»